26 luglio 2007

(fanculofresu)

Paolo Fresu & Kocani Orkestar

24 luglio 2007

Pietro il Gentile

Il caldo africano di questi giorni non riesce a zittire il richiamo che sento verso fuori.
La pausa pranzo, fino a non molto tempo fa passata in ufficio, con i colleghi, a parlare di fottutissimolavoro, si è trasformata in un momento mio, solo mio.
Anzi, mio e della mia fedele compagna: la macchina fotografica.

Così ogni giorno, approfittando di lavorare tra secoli di storia, migliaia di persone diverse, scorci e suoni e rumori, esco per raccogliere un pò di tutto questo. Appena oltre il portone del mio ufficio.
Senza una meta precisa cammino, se capita faccio qualche scatto a qualcosa che mi ha colpito, se capita mi fermo a parlare con le persone che incontro, provo ad imparare ad osservare e a rendere vivo, con un'immagine, quello che ho visto.
Hai voglia a camminare prima di riuscirci veramente...

Oggi mentre giravo per i giardinetti alla ricerca di qualcosa di interessante da osservare, quantomeno un pò di refrigerio da godere, ho fatto due miracoli.
Così, camminando e facendo qualche foto qua e là.

Mentre prendevo la via dell'uscita dei giardinetti, sento una voce.

Somigli a
quell'attore...come si chiama? Anzi, al figlio di quell'attore...

...si vede subito che sono diverso dagli altri...

Chi cavolo è?! Mi giro e lo trovo di fronte a me.

Pietro. Questo è il suo nome.

Ci sediamo su un muretto, diverso ed allo stesso tempo identico a quello di Costantino (ndr).

Stiamo un pò a parlare e, senza rendermene conto, mi trovo a mangiare con lui, a fumare una sigaretta insieme. Insieme ad un "ragazzo" di strada, di ritorno dopo tanti anni dalla Germania.


Solo.

Pietro nella sua vita mi racconta di aver fatto due errori: fidarsi troppo di una persona e tornare in Italia. Non chiedo di più, lo ascolto e basta.
Qualcosa però mi dice che tra i due errori c'è un legame, ma non importa sapere quale.
Ciò che importa è che per qualche minuto siamo due "amici" che parlano, non siamo soli.
Né lui, né io.

Si è fatta ora di tornare a lavoro. Appena faccio per andare via, Pietro mi guarda dispiaciuto e mi ferma con lo sguardo. Uno sguardo ferito nella forma, ma ancora con un piccolo bagliore dentro.

Oggi hai fatto due miracoli.
Mi hai fatto sorridere e negli ultimi tempi non è che mi capita spesso e non mi hai fatto sentire solo. Era tanto che non mangiavo con qualcuno.
Grazie.

Grazie a te Pietro.


Ci scambiamo un sorriso ed una stretta di mano. Ognuno per la sua strada, con un regalo nel cuore.

Forse non ci incontreremo più Pietro il Gentile, ultimo sguardo incrociato, ma ti auguro il meglio, di tornare a sorridere, a fidarti, ad amare.
Ti auguro di mangiare un panino stasera...e poi domani si vedrà.
Come mi ha insegnato Maksim.


Tornando in ufficio ero felice. Tanto.

23 luglio 2007

Il Gatorade dell'Anima

Sunrise in the Island

Il sole è appena sorto. I motori del traghetto calano di règime. Esci sul ponte, e lei è lì.
La gioia e l'impazienza annientano il senso di stanchezza per una notte passata all'addiaccio ed al vento, magica comunque anche quella, con milioni di stelle, più accese che mai, ad accompagnare il viaggio.
Si comincia. Pronti.



Il caldo africano comincia a farsi sentire mentre cammini immerso nei toni del cielo, del mare, della lava e delle case di mille colori.
Profumi, colori, una terribile confusione che dopo qualche minuto lascerà il passo ad una pace assoluta. Il traghetto arrivò!

Il desiderio di mollare il bagaglio e scappare dove da ore, settimane, forse anni, aspetto di tornare, si fa sempre più grande...
...ed un pò come una caretta che depone le uova sulla sabbia, torno lì a deporre tutto ciò che di poco chiaro, di faticoso, di preoccupante, porti dentro con me.
Dopo una settimana, si schiuderanno nuovi pensieri, nuove energie, nuove storie e momenti da condividere con i prossimi compagni di viaggio. E come piccole tartarughe, d'istinto prenderanno il mare. Perchè è lì che senti di dover andare. É casa.
Ogni nuvola sarà lontana. Ogni pensiero sarà altrove.

End of a day

Il resto sarà rimasto dove l'avevo lasciato.
La sabbia nera, il mare, i compagni di viaggio di sempre. La luce o il buio, i ricci, le berte ed il tramonto. Tutto. Non serve altro.

Solo una cosa mi mancherà, già lo so.
La mia dolce Sanpei, con la sua lunga canna da pesca pronta ogni giorno a riempire le nostre pance, intenta a cercare qualsiasi strano animale in mezzo agli scogli.
Ed a sorridere appena apre gli occhi ricevendo un caffè.
Ma il ricordo, il più dolce, sarà parte del bagaglio che porto con me. Che porto sempre con me.


Ed avrò un nuovo compagno di viaggio, che prima non vedevo, non sentivo, anche se c'era...

...che insieme alle mie, nella sabbia nera, lascerà le sue impronte.

Sono la sua ombra

Lui suona.
Io lo seguo.
.
Ludovico Einaudi & Mercan Dede
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Le ballerine di Sufi.
Magia per gli occhi.
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Esseresoli, Sentirsisoli

Il proprio viaggio, perchè sia quello che porta nella giusta direzione, nella nostra direzione, è un viaggio che dev'essere fatto da soli. A volte l'Anima del Mondo ci regala dei Compagni con cui fare un pezzo di strada insieme, a volte ce ne regala uno con cui la faremo tutta, ma il percorso è il nostro. Solo nostro.
Altrimenti finiremo in un luogo che non è quello che abbiamo sognato, quello che ci aspetta da sempre, quello dove saremo quello per cui siamo venuti al mondo.


Le persone incontrate durante il proprio cammino, anche quando non le vedremo al nostro fianco, saranno sempre, comunque, lì.
Per quello che ci hanno dato, il tesoro più prezioso che custodiamo dentro il nostro animo, dentro il nostro cuore.
Perchè sono pronte a correre in nostro soccorso se, durante il cammino, dovesse accaderci qualche disavventura, non dovessimo farcela da soli.
Anche se non sono lì, sempre presenti al nostro fianco, ci sono.

Esseresoli.


Ci sono momenti in cui, passo dopo passo, ci capita di guardarci attorno e non vedere nessuno, sentire il fiato sempre più corto, i pensieri sempre più confusi e dopo il tramonto essere circondati da nebbia, buio e freddo.
Anche se dentro il cuore abbiamo uno scrigno pieno di monete d'oro, la luce degli sguardi incrociati e dei sorrisi ricevuti, anche se sappiamo che basterebbe chiamare il nome di uno dei compagni di viaggio incontrati, per essere sostenuti nel cammino o rialzati da terra, ci capita di
avere paura di non farcela, c'è qualcosa, qualcuno, che improvvisamente manca.
Insicurezza, confusione e paura cominciano a piantare i paletti della loro tenda dentro di noi.

Sentircisoli.


Dov'è la differenza?

Il cammino è sempre lo stesso.
Il tesoro è sempre con noi, basta scoperchiare lo scrigno per rimanere accecati dalla luce degli occhi e dei sorrisi di chi, anche solo per un istante, è stato parte di quel viaggio.
Le persone pronte a sostenerci sempre al loro posto, pronte a correre ad afferrare la nostra mano pochi istanti prima che le forze ci abbandonino del tutto, pochi istanti prima che il nemico incontrato abbia la meglio e, al nostro fianco, pronte ad aiutarci a sconfiggerlo.
Cosa manca allora? Qual'è la differenza tra Esseresoli e Sentirsisoli?

Noi stessi.

Nel momento in cui, consepevoli della fortuna che portiamo con noi, crediamo di aver perso tutto, in realtà abbiamo smesso di incrociare lo sguardo del compagno di viaggio che, invisibile, è sempre stato con noi e più di tutti ci ha sorretto, tenuto compagnia, dato coraggio ed energie.
Il mio si chiama come me. É me.

Se per una volta smettete di pensare a cosa comprare al supermercato tornando dal lavoro, al
progetto da consegnare domani, a quanto fa male averla persa, al ginocchio che cigola o alla bolletta da pagare, al rinnovo del contratto o al tagliando della macchina...
...se per una volta, e poi sempre, farete sempre e solo quello che volete fare, guardando indietro vi accorgerete che le orme che lasciate sulla sabbia sono quattro.
Non due.

A volte smettiamo di guardarlo, non lo cerchiamo più. Per ascoltare altri, per compiacere i genitori, gli amici, la famiglia, la nostra fidanzata o peggio il capo...smettiamo di ascoltarlo, di cercarlo. Questo è Sentirsisoli.
Il cammino è stato deviato, portandoci dove non dovremmo essere.

Andare al supermercato tornando dal lavoro, lavorare la notte per consegnare un progetto l'indomani, pensare a quanto fa male averla persa, il dolore al ginocchio che cigola o fare tornare i conti, trovare un nuovo lavoro, sarà molto meno faticoso. Molto meno. Molte pensieri finiranno pian piano per apparire più chiari, più alla nostra portata, più nostri. Trasformandosi più facilmente in gesti, azioni. Veramente nostre.

Quando mi rendo conto che il cammino che percorro non è mio, quando vedo solo due orme sulla sabbia, mi siedo. Aspetto che si faccia sera, che si diradi la nebbia, mi accendo una sigaretta, guardo il cielo in cerca della mia stella e appena la trovo, faccio un segno sulla sabbia con un dito.

L'indomani quel segno mi indicherà verso dove ripartire.

19 luglio 2007

Caos calmo

mille cose per la testa senza un filo conduttore immagini sfocate di un momento in cui accade tanto tutto forse niente sensazioni tipo vajont o forse non sono niente mille domande che si accavallano nella testa che devo fare perchè si comporta così qual'è la strada giusta stasera esco e che faccio perchè non riesco a separarmi da lei no no no non devi farti tutte queste domande o finirai per perdere di nuovo la calma che chissà perchè è arrivata ma è là calma o quiete apparente mi sento calmo si vero anche se non ho capito perchè lei mi chiama ancora perchè mi cerca ancora perchè per tanto tempo ho visto qualcosa in un modo e dalla sera alla mattina mi è apparsa in un altro perchè a nessuna delle femmine con cui ho a che fare interessa cosa penso veramente cosa vivo come sto perchè le cose non stanno andando come mi aspettavo perchè continuo ad essere confuso smettila stai ricominciando con le domante dovrei essere una iena e sono calmo ma come mai boh non importa è così e basta va bene deciso stasera prendo la macchina ed esco e faccio quello che capita un giro qualche scatto i cazzi miei si i cazzi miei è la cosa migliore senza pensare a quello che questo o quello quella o quell'altra si aspettano che faccia che dica che non dica senza avere la minima idea di cosa veramente in questo momento potrebbe farmi stare bene stare sereno non calmo che è tutta un'altra cosa continuo a fare la mia strada che è la cosa migliore mia solo mia magari e fanculo a chi ti toglie la libertà a chi ti vuole bene ti ama ti è vicino solo se fai quello che dice quello che si aspetta adesso basta penso a me e a quello che mi piace il resto...
...ciao


16 luglio 2007

Noncapiscomamipiace

Per mesi sono passato lungo il viale dei Fori Imperiali senza mai notare quel tavolo e quelle tre sedie. Tre. Chissà perchè tre? E non due o quattro.

Non ho idea di quale messaggio si voglia esprimere con questa "aggiuntina" a secoli di storia. Però lo trovo affascinante. Da giorni cerco la mia spiegazione ed ancora non l'ho trovata...

Per fare giocare a tresette i gladiatori superstiti dopo gli incontri al Colosseo?

Per sedersi a bere un bicchiere di vino, parlando d'affari, ai mercati di Traiano?

Per fare rosicare i turisti di tutto il mondo, costretti a tour de force mostruosi, che non hanno una panchina nel raggio di chilometri?

...o posso andarmici a sedere per mangiare il mio pezzo di pizza mentre sono in pausa pranzo?

Ai posteri l'ardua sentenza...

14 luglio 2007

Il Cùscùs dello Zingaro


Il Cùscùs è una pietanza nord-africana, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Si perdono talmente tanto che non ho idea di chi se lo sia inventato o perchè.
D'altronde, com' è noto, non si può andare avanti ad insalata, sushi, frutta, Cuba Libre e Rum&Pera. O chi vi scrive presto non lo potrebbe fare più.
Quindi è importante, almeno una volta ogni tanto, accostare questi splendidi sapori è gustare qualcosa che sappia di cibo.
Ingredienti: quello che c'era nel frigo. Con un po' d'olio ed un po' di sale.
Tritate finemente quello che avete nel frigo, disponetelo in una teglia da forno e, con l'aiuto del microonde, dategli una bella botta.
Frattanto fate lessare un po' d'acqua con un sorso d'olio, anche se vi unge la bocca e la trachea mentre lo deglutite. Una volta portata ad ebollizione l'acqua, aprite la confezione di Cùscùs precotto, dall'antico e nobile sapore, e mettetene nell'acqua la quantità che la vostra panza ritiene di poter contenere.
Frattanto saltate nell'unica padella che avete, ovviamente una wok, quello che avevate nel frigo, a cui avete dato una botta con il microonde (spero non l'abbiate rotto nel dare la botta).
Appena il tutto sembra commestibile, mettetelo insieme e disponetelo in una ciotola, se possibile non quella con scritto "Fido", a raffreddare.
Passati dieci minuti, potete mangiare. Se avete premura, potete ustionarvi. Il che darà al vostro piatto un retrogusto di bolle sul palato per diversi giorni. Buon appetito!


Ci sono persone veramente brave, con talento, capaci di dare vita a cibi meravigliosi...poi ci sono gli altri. Che fanno quello che possono, con quello che hanno!
A quelle brave bisognerebbe sorridere sempre ed essere grati per quello che di buono hanno preparato.
Agli altri, mettergli ogni tanto qualcosa nel frigo!

Benvenuta piccola Ale.

13 luglio 2007

Fermati un secondo

Capita a volte che qualcuno a cui tieni, con cui hai affrontato o affronti parte del tuo cammino, cominci a zoppicare, rallentare. A volte per stanchezza, a volte per dolore.

In quei momenti anche un fedele compagno di viaggio deve rallentare, cercare di essere un sostegno, una stampella. Ma non sempre è possibile, non sempre è giusto.

A volte lo zoppo deve riprendere il passo da solo, fermandosi a riprendere fiato o cercando di capire quale sia l'origine del fastidio.
Il buon compagno di viaggio in quel caso può limitarsi esclusivamente ad essere lì, continuando il proprio cammino, ed a tornare indietro per regalare un sorriso quando serve.

In questi giorni ho visto due persone per me molto care, molto importanti, cominciare a zoppicare.
Avrei voluto essere d'aiuto ma non potevo, non dovevo. Non era giusto esserlo.
Credo sia giusto che trovino in loro stesse l'energia, gli stimoli, la forza, di continuare un cammino che spero sia ancora molto lungo.
Ma che a volte sarà scosceso, a volte rischioso, a volte solitario.

Anche se a volte torni indietro per regalare un sorriso, senza averlo ricambiato, se tendi una mano e trovi il nulla, è comunque giusto farlo. In ogni caso.
Perchè se si è fatto un pezzo di strada insieme, si è condiviso qualcosa di importante che deve sempre restare vivo, vitale. Anche se diverso, anche se solo un ricordo.

E anche se a volte non riesci ad essere una stampella, è giusto tornare indietro per regalare un sorriso, magari un abbraccio. Perchè un tempo qualcuno era lì quando eri tu a zoppicare.
Restituire quanto si è ricevuto non è generosità, non è giustizia. É amore verso sè stessi e verso le proprie scelte.

12 luglio 2007

Il cassetto

Il tempo delle vacanze si avvicina. Tra poco bisognerà cominciare a fare i bagagli per partire.

Per non dimenticare nulla, può essere utile fare una lista. Mutande, fantasmini, dentifricio, rasoio, caricabatterie vari ed eventualli, libri...
Bisogna collocare una minima parte del nostro microcosmo dentro una borsa, una sacca, un trolley affinchè venga con noi, ovunque andremo.
Dobbiamo fare un riassunto di cosa ci serve per esistere lontano da casa.

Il più delle volte, pensiamo agli indumenti ed agli oggetti. E solo giunti a destinazione, ci accorgiamo di aver dimenticato cose più importanti. Quello che ci ha spinto a partire, quello che speravamo di trovare, l'emozione del chiudersi dietro le spalle la porta di casa.

Quest'anno voglio portare con me qualcosa che non ho mai portato con me in viaggio.
Una foto. Una mia foto.
Così, anche quando sarò lontano da casa, con stati d'animo vecchi o nuovi, sensazioni già note o sconosciute, giornate diverse o uguali a tutte le altre, mi basterà comunque un attimo, un'occhiata, per capire chi ero prima di partire. Da dove vengo. Casomai lo dovessi dimenticare....
Bisogna essere previdenti nel preparare le valigie, no? Ecco, questo è il mio modo.

Mentre cercavo tutto quello che avevo scritto nella lista, ho aperto per caso un un cassetto.
Ho sempre saputo che fosse lì ma era da tempo che non lo aprivo.
Contiene tutto ciò a cui tengo di più, ricordi, pensieri, paure, sogni.
Contiene me.
La differenza rispetto alle volte in cui in passato l'avevo aperto in fretta fretta e furia, per poi richiuderlo subito, è che questa volta mi sono preso del tempo, sia al polso che nel cuore, trovandoci dentro un sacco di cose che erano chiuse lì da tanto, troppo, altre che nemmeno sapevo di avere.
Tutte ammassate in modo confuso, buttate lì senza una logica, senza cura.

Ieri sera quindi ho cominciato a mettere ordine dentro il mio cassetto, così potrò vedere se c'è qualcosa che può essermi utile per il viaggio. Sicuramente sarà così.
E lo troverò in ordine quando tornerò a casa.

Stavolta non lascerò che qualcun altro mi dica cosa mettere nel mio bagaglio. Deciderò io. Solo io. Con calma e, forse per la prima volta dopo tanto tempo, serenità.

Sicuramente non mancherà la mia foto, il mio quaderno, la mia macchina fotografica ed alcuni, pochi, importanti ricordi.
Qualsiasi altra cosa la posso comunque rimediare ovunque vada.

...spero di non dimenticare nulla!

8 luglio 2007

Il brillante di Venere

Guardo il sole che sorge con una musica nella mente ed a tenerle compagnia i miei ricordi.
Alcuni sfocati, altri estremamente vividi..
Uno è tra tutti il più prezioso. Quello che nascondi ogni volta che ti allontani, che custodisci in cassaforte, lontano da ogni possibilità di essere trafugato, rovinato, perso.

É quasi sera, al tramonto.

Sento l'aria del mare che si fa largo dentro di me con dolcezza.

Davanti a noi c'è un volto luminoso e conosciuto, con una chioma infinita dalle punte rosse e con una lunga ricrescita azzurra, blu notte alla radice. Un lungo ciondolo d'oro, appeso ad un infinito filo invisibile, si posa sull'abito blu cobalto, ormai quasi nero. Ed un orecchino, uno solo. Un brillante di Venere piccolo, ma con una luce che nessun altro al mondo avrà mai.

Ci chiama, con voce accogliente e noi andiamo.
Una curva dopo l'altra, con le mie mani che tengono le redini cromate di un cavallo d'argento, che respira e galoppa più mansueto che mai. Le mani di Lei che non vedo, ma sento, sono attorno a me, piene di fiducia nel cavaliere di ventura che lungo il suo cammino ha incontrato, che la sta conducendo ad incontrare Sole, prima che se ne vada a dormire.

Siamo arrivati. Scesi dal destriero, ci avviciniamo al mare. E ci sediamo con il nostro amico su poltrone di roccia.
Prendo il libro, lo apro ed inizio a leggere per Lei e Sole...

"In quel momento fu come se il tempo si fermasse, e l'Anima del Mondo sorgesse con tutta la sua forza davanti al ragazzo. Quando guardò gli occhi di lei, un paio di occhi neri, le labbra indecise fra un sorriso ed il silenzio, egli comprese la parte più importante e più saggia del Linguaggio che parlava il mondo e che chiunque sulla terra, era in grado di capire con il proprio cuore. E si chiamava Amore, una cosa più antica degli uomini e persino del deserto, che tutta via risorgeva sempre con la stessa forza dovunque due sguardi si incrociassero come si incrociarono quei due davanti ad un pozzo. Le labbra della giovane, infine, decisero di accennare un sorriso: era un segnale, il segnale che il ragazzo aveva atteso per tanto tempo nel corso della vita, che aveva ricercato nelle pecore e nei libri, nei cristalli e nel silenzio del deserto.
Ed era lì, il linguaggio puro del mondo, senza alcuna spiegazione, perchè l'universo non aveva bisogno di spiegazioni per proseguire il suo cammino nello spazio senza fine. Tutto quello che il ragazzo capiva in quel momento era che si trovava di fronte alla donna della sua vita e anche lei, senza alcun bisogno di parole, doveva esserne consapevole..."

P.Coelho, L'Alchimista
Sole ci saluta e va a dormire, ma ci lascia un regalo. Il suo orecchino. Ed il ricordo del nostro incontro.


6 luglio 2007

Senza parole

Certi stati d'animo, certi momenti, possono essere descritti da parole.
Altri no.


Ludivico Einaudi, Il tempo del mito.
Villa Adriana, ieri sera.

4 luglio 2007

Conferma eliminazione file: sei sicuro di volere cancellare?

Stamattina apro il mio bel giornale gratuito, fresco di stampa e scopro che l'essere umano è veramente capace di cose mirabolanti!
O di cazzate incredibili
. Vedete un po' voi.

Abbiamo inventato la soluzione suprema ad ogni problema dell'essere umano: la pillola per cancellare i brutti ricordi! Da oggi possiamo provocare nella mente di ciascuno di noi un'Amnesia Selettiva.
Geniale...semplicemente geniale!


Rendiamo grazie al progresso.

Saremmo degli idioti a non prenderla ogni volta che non riusciamo a superare un dolore, no?

...dopo che lei ti ha mollato...pillolina

...dopo che ti sei preso un albero a con la moto...pillolina

...t'è morto il gatto? Pillolina!

...anche dopo una semplice giornata di merda....facile! Pillolina forever!

Come Mary Poppins, aggiungendo un pò di zucchero, la vita ti sorride! Improvisamente è tutto bello!
Perchè soffrire!? Sarebbe da stupidi... pillolina!

Ed io che sono stato male quando ho perso i nonni, quando i miei hanno divorziato, quando ho perso il mio amore più grande, quando mi sono risvegliato in un letto d'ospedale, quando mi è morto il gatto....
...che sfiga non averla avuta prima! Pillolina e....puf! Come se non fosse successo niente...

Il dolore fa crescere? Corrobora? Rende più forti? Rende più maturi?
Cazzate!
...pillolina e tuttapposto!

Abbiamo risolto.
Rendiamocene conto, alziamoci dalla nostra sedia e in massa tutti dal medico di famiglia a farcela scrivere! Sarà tutto splendido, vedrete!

2 luglio 2007

Rinfrescarsi le idee...

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Pensieri della notte



Come si fa a non perdersi nei propri pensieri di fronte a questo?

La luna ci guarda dentro mentre la guardiamo.
In silenzio ci fa delle domande a cui cerchiamo di rispondere,
rispondendo a noi stessi forse.

Sdraiato sulla panchina del parco, lontano dal calore del sole, godo un momento di pace lontano da tutto e tutti. Solo mio.

E mi perdo nei pensieri...

Dedicata allo Zio. Anche stanotte col cazzo che si dorme!

1 luglio 2007

Canto per le animesole



Insegnami a volere ogni giorno il bene di qualcuno.

Fai che veda me stesso negli occhi degli altri,
e dammi la serenità di accettare quello che vedo.

Dammi il coraggio di credere in me ed quello che sono,
anche quando sarò rimasto solo.

Regalami amore vero per me stesso,
perchè senza quello non potrò mai amare veramente nessun altro.

Dammi il coraggio guardarmi allo specchio,
senza sperare di somigliare a qualcun altro
e senza provare paura di quello che vedo.

Dammi la forza di dire sempre la verità,
anche quando il prezzo del dirla sarà alto.

Consentimi di accogliere chi è di fronte a me,
sorridegli ed invitarlo a sedersi al mio fianco
anche se non ha nulla da darmi...

...di condividere i miei pensieri, di ascoltare i suoi.

Regalami un sogno da costruire ogni giorno
ed uno nuovo quando l'avrò perso.

Dammi la forza di rialzarmi dopo ogni caduta
e di guardare col sorriso i segni che mi ha lasciato.

Fai che incontri uno sguardo fra mille
per il quale rinuncerei a tutto pur di non perderlo mai...

...e che guardandolo assista all'inizio di una vita.

Permettimi di essere ogni giorno me stesso
e dammi il coraggio di esserlo anche quando altri non capiranno...

...e di non provare rabbia verso chi non capisce.

Dammi l'energia per creare ogni giorno una cosa buona
ed il talento per dare vita ad una cosa bella.

Che io possa ogni giorno ridere e piangere almeno una volta, anche senza motivo,
da solo o anche insieme a chi ho appena incontrato...

...e che domani io possa imparare qualcosa che non conoscevo. Non importa cosa.

E che il mio cuore, gli amici e la musica accompagnino ogni passo del mio cammino...
...anche quando non capisco dove porti.

Perchè quello che conta è il viaggio. Non la destinazione.
Se vi va, cantatelo a voi stessi. Non al cielo.

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Questo libro non parla di strada.
La strada solamente appare sullo sfondo. È ambientato in strada, ma non di più.
Questo libro non parla nemmeno di gente di strada. Parla di gente e basta. É stato scritto in strada, questo si...
Questo libro parla di Ricominciare. Ricominciare daccapo, cercando di capire.
O ancora meglio: non facendo nulla senza prima aver fatto lo sforzo effettivo per capire. Prima capire, poi fare. Beati coloro che nella vita non han fatto ancora niente. Le loro pene, quando una buona volta capiranno la propria strada, saranno minime.


Maksim Cristan