19 giugno 2007

Breve canto per sussurro nevrotico

TRAMA: Un giovane curioso si sentì male
poichè travolto da troppe domande
senza alcuna risposta. Per aiutarlo,
gli cancellarono i pensieri.

Nel mezzo del piacere fu creato.
Nel mezzo della gioia fu a casa portato.
Allora aveva esultato: Grazie d'esser nato!
Ma tutti pensarono che piangeva.

Protetto dalle mura i suoi arti si allungarono,
il suo corpo si riempì di forze,
la sua mente si svuotò di certezze.
Nel giorno dei primi peli
ebbe il permesso di vagare
sulla piazza principale.
Allora vide il mondo,
vide il passato dal bronzo ridacchiare,
vide la vita! Riprodotta in cera,
nel minimo particolare.
Vide della gente imbalsamata, seduta
in attesa d'un caffè,
vide il cielo, sul quale gli spazzini scelti lucidavano quella scritta in oro
puro.
Poi vide un vecchio con l'occhiale nero
e un bastone bianco e gli venne da seguirlo.
Lo vide uscire fuori dalle mura
e volle uscire lui medesimo.
Vide il cartello: "E' rigorosamente vietato rimanere al di fuori delle mura al rintoccar della campana!".
E volle uscire ancor di più.
Allora uscì, e vide lo spazio.
E in mezzo allo spazio vide un fiome,
e sul fiume vide scorrere un'infinità di gondole, lente, come nuvole,
senza nessuno al timone.
E sulle gondole vide i corpi in un mucchio, piccoli,
altezza metà d'un uomo adulto, immobili,
con la luna negli occhi spalancati, rigidi,
resi cadaveri di sorpresa, profumanti,
truccati di pallido per l'occasione.
Guardò a lungo gli angeli che viaggiano,
le gondole che scorrevano,
silenziose come la neve,
e non potè capire niente.
Poi si fece buio e lui si mise intimorito,
e guardò il cielo quando s'immerge nella notte,
e pensò: Dov'è la fine? Per chi un così profondo pozzo dovevano scavare?
E si chiese se l'uomo infine risolva qualche cosa,
o siamo solamente qui
per l'equilibrio delle stelle.
I pensieri diventarono troppi
e continuarono ad avanzarne altri,
e tutti in forma di domande,
e nessuno in forma di risposte,
e aumentarono, si moltiplicarono,
e la sua mente volle espandersi,
e il suo cervello volle squarciarsi,
e il suo cranio non potè contenere.
Allora di colpo, come per magia,
tutte le aperture del suo corpo
si rimarginarono in fretta
e la pelle rinchiuse il corpo,
e non vi potè entrare più niente,
e non potè uscire niente.
E rimase chiuso dentro.
La campana intonò il coprifuoco
e il suono non potè penetrare.
E rimase chiuso fuori.
Ma il buio non gli calmò l'animo
e continuarono a riproporsi dubbi su dubbi,
e non risolse che:
Un'anatra tagliata a metà,
non corre mica a velocità doppia!
Sconvolto e spaventato volle rientrare,
si mise a bussare,
a graffiare sul portone con le unghie
come un gatto.
Tant'è vero che un guardiano
con un trapano in mano,
non riuscì a sopportare
e gli venne la pelle d'oca.
Grli gridò: Basta! Inutile graffiare!
La legge parla chiaro!
Chi non è integrato viene isolato!
Perchè non provi a pregare,
se il tuo corpo è condannato
il Signore può salvare
la tua anima almeno!
A quel punto se ne andò,
dalla fede rinforzato
disse solo: Fanculopensiero!
io mi affido a Dio.
disteso nel nulla, chiese a Dio
d'incontrare il diavolo,
per chiedergli una strega in prestito,
per poi fare con ella
un figlio mostro,
leggittimo erede
della sua mente malata.

Ed è così che lo trovarono,
i pescatori degli uomini,
e lo misero in gabbia
temendo qualche stramberia.
Ma lì subentrò un'infermiera divina
e gli fece assaggiare
la sua prima nocciolina.
Allora di colpo, come per magia,
spuntarono le orecchie la bocca e gli occhi,
e via via tutti gli altri buchi,
e il giovina si mostrò umano,
tutto d'un pezzo.
E fu dolce e buono come il pane,
docile a chiunque alzasse la voce,
proprio come un cane,
innamorato del proprio padrone.
Gli anni passarono,
i sacchi di noccionile si svuotarono,
sino ad una mattina di sole viola,
quando la divina gli annunciò:
Ancor oggi sarai libero!
Poi lo portò, dal severo professore:
Toglietegli in guinzaglio! Egli comandò.
A quel punto il giovine, finalmente confessò:
Professò, io di lei son pazzo!
Suvvìa, egli gli rispose,
tu sei pazzo già da te,
ma ciò non potrà gravare,
poichè lo stesso puoi andare,
dal più grande male sei guarito,
i tuoi pensieri abbiam cacciato!
Sei quindi libero,
ma se i tormenti dovessero tornare,
segui il mio consiglio,
prendi quattro noccioline
ogni dopo pasto.
Da quel giorno in poi,
il giovine fu felice
e non smise mai di cantare:
Adesso sono sano libero e umano
con il rosso attendo col verde cammino
So che per stare bene ci vuole poco niente
quattro noccioline sue rosaaa! E dueee! Giallineeeeee!


Maksim Cristan (2007) , (fanculopensiero) , Feltrinelli

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Questo libro non parla di strada.
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Questo libro non parla nemmeno di gente di strada. Parla di gente e basta. É stato scritto in strada, questo si...
Questo libro parla di Ricominciare. Ricominciare daccapo, cercando di capire.
O ancora meglio: non facendo nulla senza prima aver fatto lo sforzo effettivo per capire. Prima capire, poi fare. Beati coloro che nella vita non han fatto ancora niente. Le loro pene, quando una buona volta capiranno la propria strada, saranno minime.


Maksim Cristan