30 aprile 2008

Lapidario-post

Ho parlato con Maksim!!! 

Ed è stato bellissimo....come telefonare ad un vecchio amico che non senti da un po'...pensieri, risate, progetti...
Fantastico!

Immagine tratta da Urban Magazine

(more to come...)

29 aprile 2008

Echi

Spari che provengono da ogni direzione, fumo, urla paura. Scappo tra le rovine per cercare un riparo rischiando di essere colpito in ogni momento. Preso ad una gamba, una spalla, di striscio al collo. Brucia, da morire, ma continuo a correre, convinto che non ce la farò. 

Ad un certo punto vedo nel buio due occhi che mi guardano mi invitano a seguirli. 
Li seguo, senza troppe domande.

Mi conducono all'interno di un giardino, ancora integro, bellissimo, dove regna una pace assoluta, dove i bambini corrono ancora e giocano. Mani dolci ed amorevoli medicano le ferite che ancora sanguinano, tanto. Che ancora bruciano.
Senza chiedere niente in cambio se non un mio sorriso.

Tutto si calma, apparentemente. Gli ultimi spari in lontananza. Poi il silenzio. Pace, risate, carezze. Dove c'era odio è tornato amore, un amore fatto di piccoli gesti, di sguardi, di vita. Lontano dalla morte che si respirava fino ad un attimo fa.

La calma sembra ristabilita e nel giardino tutto sembra ricominciare a prendere vita. I fiori profumano di nuovo, un raggio di sole forte e deciso si insinua tra la coltre di fumo nero delle esplosioni. Ogni cosa ha un sapore nuovo, dolce, di casa
Una casa diversa da quella ormai lontana, che nemmeno ricordo com'era fatta, che odore avesse. Ma in fondo, che importa? Ora sono qui. Si sta bene, bene davvero.
Tanto da rimpiangere di non esserci stato prima.

Il cielo ormai è sereno ed il sole splende alto, sorridendo all'inizio di una nuova vita, iniziata grazie a due occhi che silenziosi, amorevoli e sempre presenti ti hanno portato al riparo dai bombardamenti.
Nella calma il rombo cupo di un aereo si sente in lontananza, sempre più vicino. Un fischio. 
Una bomba è stata sganciata. Guardo il cielo ed improvvisamente lo vedo attraversato da un alone di luce nera, che ricorda qualcosa di lontano.

Gli occhi dolci mi guardano sgomenti, atterriti. Non sanno che fare, dove scappare. Che fine farà quella pace, quel silenzio.
L'unica cosa che resta da fare è accovacciarsi in terra ed attendere l'esplosione, sperando che avvenga lontana, che non faccia troppi danni.
Comunque saremo insieme, in questo infinito incrocio di sguardi, dove ci sentiamo a casa. Nessuno ci separerà. Fino alla fine insieme.
Rideremo ancora, giocheremo ancora. Senza mai perdere di vista uno lo sguardo dell'altra.
Prima o poi la guerra deve finire.


28 aprile 2008

La rottura

Come molti di voi sapranno, sono stato per parecchio tempo un assiduo frequentatore di Flickr, un luogo dove per tanto tempo ho espresso quello che avevo dentro in un modo a me da sempre molto congeniale e diverso, anche se poi non molto, dalla scrittura: la fotografia, che altro non è che "scrivere con la luce".
Per me una vera e propria passione riscoperta.

Nel tempo ho incontrato tanta gente con la stessa passione, condividendo pensieri, trucchi, tecnica, concept...incontrandoci e confrontandoci facendo dei photowalk, dei meeting da 40 oltre partecipanti, dei contest, delle mostre. Insomma qualcosa che a modo suo era socializzante (non a caso Flickr è, appunto, una Social Network), fonte di condivisione ed in alcuni casi di amicizia.

Giorno per giorno però, anche cercando di osteggiare ciò a cui assistevo, ho visto l'oggetto comune che spingeva quella condivisione, essere vessato fino quasi a venir meno: non si parlava più di fotografia, tecnica ed emozioni legate ad un'immagine ma si finiva quasi esclusivamente per guardare chi è contatto di chi, a sparlare delle tresche vere o presunte tra membri, a cercare consensi per lenire la propria insicurezza e solitudine (in questo caso devo mettermici anche io in mezzo) nella quantità di commenti o di FAV (mettere una foto tra le proprie "preferite") si ricevevano, per avere la sensazione di essere "ben voluti" da perfetti estranei, che di te se ne fregavano bellamente e che, quando andava bene, erano in cerca di una tresca. I cosiddetti FOTTOGRAFI.

Qualche mese fa, per aver postato il ritratto di una ragazza con cui ero uscito a far delle foto e che sentivo spesso al telefono, specie quando ero lontano da casa, a Milano, ed in un momento molto travagliato e difficile della fine di una storia durata anni che da troppo, troppo tempo cercavo di rimettere in piedi, ho assistito all'inferno scendere sulla terra: la persona con cui cercavo di ricostruire un rapporto far scoppiare un casino presumendo una tresca dietro a quelle foto, gente che nemmeno conoscevo che mi chiedeva come andasse con "la modella" delle foto, addirittura qualcuno che da un paese diverso dal nostro chiedeva a persone che conoscevo come andasse tra lo Zingaro e la sua modella. Ragazzi, scherziamo?

Forse sono stato stupido o ingenuo io che ero abituato a quello che succede qui, in questi posti, tra i blogger...dove si mettono in piazza i propri sentimenti, i propri pensieri, non il proprio corpo o il proprio volto, imparando a conoscersi veramente, a condividere momenti importanti, a entrare in contatto prima di tutto con la mente e solo in un secondo momento (e non necessariamente) con l'immagine, di presenza.

Quando poi sabato sera a cena con una coppia di amici è venuto fuori che su flickr si trovavano (e non di rado) immagini a sfondo pedo-pornografico ed altre, che io stesso conoscevo bene e guardavo con disappunto, di vegliarde in guepierre, in pose alla Milly D'Abbraccio...quando ho visto persone a cui volevo bene e che stimavo mettersi in mostra, come lo si dovrebbe fare solo con una persona speciale, ho detto basta, non posso assistere a questo scempio.
Sono diverso da questo. Molto.

Il figliol prodigo torna all'ovile, quel troiaio non fa per me.
Preferisco tornarmene a "casa mia", in strada, sul muretto, con persone che hanno altri scopi nel condividere quello che "creano", pensano, vivono, con persone che fino ad oggi non mi hanno mai deluso e nelle quali non ho trovato amici che si spacciano per "i migliori amici" dopo 10 minuti, ma persone che costruiscono un rapporto, attraverso lo scambio di pezzetti, a volte piccoli, a volte grandi, di sè stesse e non fotografandosi con il chiaro intento di attirare l'attenzione di una massa di persone che, per il 90%, di fotografia non ne capisce praticamente niente.
Non sono Bresson, ma cerco di imparare e lì non ho più nulla da imparare. Qui ho imparato tanto e solo ora mi rendo conto di quanto sia stato sbagliato farsi fagocitare dall'orgia bulimica d'immagini di flickr, trascurando un luogo dove si pensa, dove si cresce, dove ho ricevuto tanto. Non fav e commenti ma sorrisi negli sguardi che ho incrociato e la compagnia lungo un viaggio spesso difficile e solitario.

Un abbraccio a tutti.

25 aprile 2008

21 aprile 2008

Ci sono!

Credo che qualcuno, forse, si sarà accorto che latito da questi lidi da parecchio tempo...è vero e non è un caso. Tanti sono i motivi per cui è così....quali? Presto detto...


Il primo è che ormai procedo a dei ritmi che definire "umani" è decisamente eufemistico e, non appena ho tempo, sento il bisogno morboso e compulsivo di acchiappare la mia reflex ed andare a guardare il mondo, dalla strada...lì dove ci sono tanti muretti e tanti nomadi sguardi da incrociare. Come un tempo era scrivere, oggi e chiudere un occhio e con l'altro guardare il mondo attraverso un obiettivo.

Sweet eyes

Il secondo, forse il più importante, è che il propellente del (fanculopensiero) si è esaurito o comunque è distante migliaia di chilometri da me. 
Fino a non molto tempo fa c'era una "presenza" nella mia vita, assimilabile ad un'ombra, che alimentava quotidianamente un malessere che mi costringeva a esternare, come con dei conati di vomito, il male che la sua luce nera e la sua indifferenza inoculavano in me. 
Chiamavo quello Amore...ma oggi mi rendo conto fosse altro.
Il vivere momenti di pura "normalità", di condivisione, il semplice ridere, giocare a vivere qualcosa di inaspettatamente quotidiano mi hanno portato distante da questo posto. Il non vivere più la Chimera di grandi quanto inutili sogni, mi ha portato lontano dal muretto, in un luogo dove vivere è più facile. 
E non perchè meno "importante" o coinvolgente...solo perchè più "vero".

Più facile anche perchè non mi costringe ad "inseguire" ma mi permette di camminare, perchè mi consente di essere esattamente me stesso, più facile perchè alimenta le mie passioni o me le lascia vivere a modo mio, perchè non insinua che io sia diverso da come appaio ma ama esattamente quello che vede. 
Giorno per giorno, senza grandi proclami, senza grandi quanto inutili promesse.

Il terzo motivo, in qualche modo collegato al secondo, è che il mio (fanculopensiero) è stato sin dalla sua nascita un luogo dove potevo, dove evidentemente non riuscivo altrimenti, mettere nero su bianco, in modo indelebile, quello che pensavo, quello che provavo...senza che nessuno potesse alterarlo, condizionarlo, usarlo a proprio vantaggio o peggio contro di me
Oggi questo è diventato il mio modo di essere. 
Caro è stato, ed è ogni giorno, il prezzo del dire sempre quello che si prova, che si pensa... Prezzo caro per la cosa più preziosa, più preziosa dell'amore stesso: la libertà. La libertà di essere sè stessi, la libertà di amare, la libertà di agire,  sempre e comunque nel rispetto di chi ci sta vicino, di chi ci ama.

Hope

Tanti i motivi, uno il risultato: sono qui sempre meno spesso. Ma ci sono!
Lo Zingaro, ogni giorno un pò meno Zingaro ed un pò più , non è morto e sepolto: la dicotomia che ha visto per un anno il manager in giacca e cravatta trasformarsi, col favore della notte, nel tizio seduto sul muretto a vomitare addosso a tutti voi il proprio animo, il proprio dolore, è quasi svanita: prima di "quel fatidico giorno" ero uno, dopo ero un'altro. 
Oggi finalmente me stesso.

Ed ogni tanto, in un modo nuovo, forse diverso, vengo di nuovo a sedermi qui a scambiare due parole con i miei adorati compagni di viaggio, alcuni ormai veri e propri amici, con un bicchiere di rosso in mano, a sparare le nostre stronzate, a raccontarci chi siamo, ad essere noi stessi.
Grazie sempre a tutti coloro che continuano, anche se da lontano, a sorridere incrociando il mio sguardo, a fare un cenno ed a sedersi ogni tanto qui con me sul muretto. Grazie.

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Questo libro non parla di strada.
La strada solamente appare sullo sfondo. È ambientato in strada, ma non di più.
Questo libro non parla nemmeno di gente di strada. Parla di gente e basta. É stato scritto in strada, questo si...
Questo libro parla di Ricominciare. Ricominciare daccapo, cercando di capire.
O ancora meglio: non facendo nulla senza prima aver fatto lo sforzo effettivo per capire. Prima capire, poi fare. Beati coloro che nella vita non han fatto ancora niente. Le loro pene, quando una buona volta capiranno la propria strada, saranno minime.


Maksim Cristan