Caos, caso
Da un punto ad un altro, sapendo sempre da dove si parte e non sapendo mai dove si arriva.
Il filo rosso che da sempre ha contraddistinto la mia vita, anche quando per po' (un bel po') ho vestito i panni di uno Zingaro.
Un personaggio, più che una persona, nato prima con le parole scritte e cresciuto con le sue immagini. Ma pur sempre un personaggio che nascondeva ai più la persona che c'era dietro.
Oggi non può essere più così.
Erano mesi che non mi fermavo a scrivere qui.
Si vede, si "sente".
Ma l'emergenza di trasmettere ai miei lontani amici, forse più di tutti a me stesso, quello che ho portato dietro con me dall'ultimo viaggio si era fatta troppo grave.
E rieccomi qui.
Dopo tanto peregrinare, combattere, urlare, incontrare, "amare", il personaggio che nasceva in un caos emotivo, alimentato da un combustibile pericoloso, dannoso, canceroso, è sparito nel nulla.
Non c'era più quel veleno che faceva sì che il suo dolore si trasformasse talvolta in parole, in fotografia, altre in semplice malessere, rabbia, frustrazione.
Senza pensarci prima, nonostante fossi un esperto "viaggiatore", mi sono accorto pochi metri dopo l'ultima partenza di aver fatto per tanti anni il pieno con il carburante sbagliato: per questo camminare era così faticoso e difficile.
Un errore di valutazione che ho pagato caro e per tanto tempo. Pagato ormai. Punto.
E a capo.
Le notti ed i giorni passati a cercare di arrivare alle ragioni "prime", ai perchè di quel malessere erano finiti.
I pensieri lasciavano finalmente posto ad una realtà totalmente diversa dall'idea, dove i "perchè" delle ragioni prime non servono: basta guardare. E vedere.
Realizzare, per la prima volta veramente, che la Luce Nera ti nasconde quella realtà, che solo il sole ti può mostrare.
Potevo continuare a fare lo Zingaro, a scrivere il mio pensiero perchè arrivasse a quel destinatario mai esplicitato tra le mie parole, potevo continuare a fotografare per distrarmi dal male che volutamente, scientemente, e sempre con un "affettuoso sorriso," mi faceva...o potevo smettere di essere un "personaggio maledetto", alimentato dal male altrui, e ricominciare ad essere quello che tutti hanno sempre conosciuto, quello che sono.
Un ragazzo, forse un uomo, che una "malattia" fin troppo lunga, non aveva mai permesso di essere fino in fondo, un morbo di cui avevo con tutto me stesso voluto ammalarmi, in nome di un alto ideale che chiamavo amore, che con l'amore non ha mai avuto nulla da spartire.
Daniele. Così com'è. Com'è sempre stato.
Proprio il cammino nel purgatorio dell'anima durato tanti anni ha in realtà innescato una catarsi, che mai avrei pensato mi avrebbe portato lì dove sono oggi, a vedere finalmente ciò che era evidente, a volte ostentato, davanti ai miei occhi, a sentire per la prima volta qualcosa che non conoscevo.
Mai avrei pensato che oltre la soglia che mille volte mi sono illuso di varcare, potesse esserci qualcosa di così magnifico. Il Paradiso? No, il mondo, senza illusioni, senza distorsioni, senza bugie.
Un mondo fatto di colori reali, odori reali, sapori reali. Persone vere, che puoi misurare ogni giorno guardandole negli occhi.
Persone che possono portare una maschera, mentire, vestire i panni di un personaggio. Ma non per sempre.
Appena varcata la soglia, presa la decisione di uscire da quella Luce Nera, di rifiutare l'inganno che ha infettato la mia anima per anni, ho lentamente ricominciato di nuovo a vivere la mia vita.
La mia. Solo mia.
Fatta di libertà di essere, di dire, di sapere, di incontrare, di amare.
Sembra banale. Ed è solo e straordinariamente normale.
Libero finalmente da quel guinzaglio che ti lega ad un palo, facendoti diventare rabbioso, ostile, pronto a mordere chiunque si avvicini, tranne il padrone che viene a portarti i suoi avanzi, come un nuovo randagio ho cominciato a muovere i primi passi fuori dal recinto, in un terreno "ostile" perchè sconosciuto, ma affascinante ed illuminato da tanta luce. Questa volta chiara e diffusa. Non Nera.
Come una trottola ho girato giorno e notte, cercando di ricordare cosa significasse essere liberi, spaventato anche dalle macchine che mi sfrecciavano intorno mentre cercavo di attraversare la strada. Cercando, più di tutto, di capire chi fossi diventato mentre lo Zingaro mi spianava la strada nel buio, cosa fosse rimasto di Daniele.
Ogni tanto nei miei giri ripassavo davanti al recinto e vedevo il palo a cui era legato il mio vecchio guinzaglio, questa volta vuoto, e proseguivo guardando dritto di fronte a me, verso un nuovo posto, nuovi odori, nuovi colori. Un posto senza quel padrone che ti teneva lì solo per allontanare i malintenzionati, ma un posto, un mondo, totalmente diverso. Fatto di vicoli, prati, spiagge e mare, dove puoi incontrare, giocare, correre, litigare, senza museruole, senza legacci. Senza vincoli.
E' in questo momento, in cui la cosa più importante è tornare alla normalità, alla vita ed alla libertà, che il caos si trasforma in caso.
Il destino anagramma una parola, facendomi incrociare uno sguardo diverso dagli altri.
Con una sensazione strana addosso continuo a fissarlo, cercando di capire perchè sia così diverso dagli altri, perchè sia così simile al mio.
Mentre lo fissavo mi veniva in mente una preghiera che ho fatto in tante lunghe notti, mentre aspettavo nel buio il padrone con gli avanzi....
"Fai che incontri uno sguardo fra mille
per il quale rinuncerei a tutto pur di non perderlo mai
e che guardandolo assista all'inizio di una vita."
Davanti a quello sguardo c'era un velo che raccontava di un guinzaglio simile al mio, di un padrone altrettanto egoista, di un recinto come il mio.
Tolto quel velo, ho visto chi ho davanti.
Non era il momento, non ora!! I lividi delle bastonate fanno ancora male, il segno del guinzaglio è ancora evidente...e la rabbia verso il padrone, verso me stesso, è ancora troppo forte.
Giorno dopo giorno però solo i segni passavano, la rabbia si affievoliva e nell'animo una sola domanda si faceva largo:"Ma quindi....sei tu?!"
Si, è lei. Ora lo so.
E non siamo più randagi, siamo a casa. Ovunque ci troviamo.
La rabbia, il dubbio, il buio che mi hanno accompagnato per anni sono lontani.
Ora posso ripartire. Possiamo ripartire.
Insieme.
Il filo rosso che da sempre ha contraddistinto la mia vita, anche quando per po' (un bel po') ho vestito i panni di uno Zingaro.
Un personaggio, più che una persona, nato prima con le parole scritte e cresciuto con le sue immagini. Ma pur sempre un personaggio che nascondeva ai più la persona che c'era dietro.
Oggi non può essere più così.
Erano mesi che non mi fermavo a scrivere qui.
Si vede, si "sente".
Ma l'emergenza di trasmettere ai miei lontani amici, forse più di tutti a me stesso, quello che ho portato dietro con me dall'ultimo viaggio si era fatta troppo grave.
E rieccomi qui.
Dopo tanto peregrinare, combattere, urlare, incontrare, "amare", il personaggio che nasceva in un caos emotivo, alimentato da un combustibile pericoloso, dannoso, canceroso, è sparito nel nulla.
Non c'era più quel veleno che faceva sì che il suo dolore si trasformasse talvolta in parole, in fotografia, altre in semplice malessere, rabbia, frustrazione.
Senza pensarci prima, nonostante fossi un esperto "viaggiatore", mi sono accorto pochi metri dopo l'ultima partenza di aver fatto per tanti anni il pieno con il carburante sbagliato: per questo camminare era così faticoso e difficile.
Un errore di valutazione che ho pagato caro e per tanto tempo. Pagato ormai. Punto.
E a capo.
Le notti ed i giorni passati a cercare di arrivare alle ragioni "prime", ai perchè di quel malessere erano finiti.
I pensieri lasciavano finalmente posto ad una realtà totalmente diversa dall'idea, dove i "perchè" delle ragioni prime non servono: basta guardare. E vedere.
Realizzare, per la prima volta veramente, che la Luce Nera ti nasconde quella realtà, che solo il sole ti può mostrare.
Potevo continuare a fare lo Zingaro, a scrivere il mio pensiero perchè arrivasse a quel destinatario mai esplicitato tra le mie parole, potevo continuare a fotografare per distrarmi dal male che volutamente, scientemente, e sempre con un "affettuoso sorriso," mi faceva...o potevo smettere di essere un "personaggio maledetto", alimentato dal male altrui, e ricominciare ad essere quello che tutti hanno sempre conosciuto, quello che sono.
Un ragazzo, forse un uomo, che una "malattia" fin troppo lunga, non aveva mai permesso di essere fino in fondo, un morbo di cui avevo con tutto me stesso voluto ammalarmi, in nome di un alto ideale che chiamavo amore, che con l'amore non ha mai avuto nulla da spartire.
Daniele. Così com'è. Com'è sempre stato.
Proprio il cammino nel purgatorio dell'anima durato tanti anni ha in realtà innescato una catarsi, che mai avrei pensato mi avrebbe portato lì dove sono oggi, a vedere finalmente ciò che era evidente, a volte ostentato, davanti ai miei occhi, a sentire per la prima volta qualcosa che non conoscevo.
Mai avrei pensato che oltre la soglia che mille volte mi sono illuso di varcare, potesse esserci qualcosa di così magnifico. Il Paradiso? No, il mondo, senza illusioni, senza distorsioni, senza bugie.
Un mondo fatto di colori reali, odori reali, sapori reali. Persone vere, che puoi misurare ogni giorno guardandole negli occhi.
Persone che possono portare una maschera, mentire, vestire i panni di un personaggio. Ma non per sempre.
Appena varcata la soglia, presa la decisione di uscire da quella Luce Nera, di rifiutare l'inganno che ha infettato la mia anima per anni, ho lentamente ricominciato di nuovo a vivere la mia vita.
La mia. Solo mia.
Fatta di libertà di essere, di dire, di sapere, di incontrare, di amare.
Sembra banale. Ed è solo e straordinariamente normale.
Libero finalmente da quel guinzaglio che ti lega ad un palo, facendoti diventare rabbioso, ostile, pronto a mordere chiunque si avvicini, tranne il padrone che viene a portarti i suoi avanzi, come un nuovo randagio ho cominciato a muovere i primi passi fuori dal recinto, in un terreno "ostile" perchè sconosciuto, ma affascinante ed illuminato da tanta luce. Questa volta chiara e diffusa. Non Nera.
Come una trottola ho girato giorno e notte, cercando di ricordare cosa significasse essere liberi, spaventato anche dalle macchine che mi sfrecciavano intorno mentre cercavo di attraversare la strada. Cercando, più di tutto, di capire chi fossi diventato mentre lo Zingaro mi spianava la strada nel buio, cosa fosse rimasto di Daniele.
Ogni tanto nei miei giri ripassavo davanti al recinto e vedevo il palo a cui era legato il mio vecchio guinzaglio, questa volta vuoto, e proseguivo guardando dritto di fronte a me, verso un nuovo posto, nuovi odori, nuovi colori. Un posto senza quel padrone che ti teneva lì solo per allontanare i malintenzionati, ma un posto, un mondo, totalmente diverso. Fatto di vicoli, prati, spiagge e mare, dove puoi incontrare, giocare, correre, litigare, senza museruole, senza legacci. Senza vincoli.
E' in questo momento, in cui la cosa più importante è tornare alla normalità, alla vita ed alla libertà, che il caos si trasforma in caso.
Il destino anagramma una parola, facendomi incrociare uno sguardo diverso dagli altri.
Con una sensazione strana addosso continuo a fissarlo, cercando di capire perchè sia così diverso dagli altri, perchè sia così simile al mio.
Mentre lo fissavo mi veniva in mente una preghiera che ho fatto in tante lunghe notti, mentre aspettavo nel buio il padrone con gli avanzi....
"Fai che incontri uno sguardo fra mille
per il quale rinuncerei a tutto pur di non perderlo mai
e che guardandolo assista all'inizio di una vita."
Davanti a quello sguardo c'era un velo che raccontava di un guinzaglio simile al mio, di un padrone altrettanto egoista, di un recinto come il mio.
Tolto quel velo, ho visto chi ho davanti.
Non era il momento, non ora!! I lividi delle bastonate fanno ancora male, il segno del guinzaglio è ancora evidente...e la rabbia verso il padrone, verso me stesso, è ancora troppo forte.
Giorno dopo giorno però solo i segni passavano, la rabbia si affievoliva e nell'animo una sola domanda si faceva largo:"Ma quindi....sei tu?!"
Si, è lei. Ora lo so.
E non siamo più randagi, siamo a casa. Ovunque ci troviamo.
La rabbia, il dubbio, il buio che mi hanno accompagnato per anni sono lontani.
Ora posso ripartire. Possiamo ripartire.
Insieme.
1 commento:
Che forse nn è un CASO che nemmeno io stia più scrivendo, che mi trovi in un momento di CAOS,che abbia paura della libertà..della sensazione di non avere limiti. Anche se quelli di prima ,erano per lo più autoimposti...
a questo punto,ho morso il padrone tiranno, mi sono liberata dal cappio che mi tirava e..mi ritrovo a vagare impaurita all'idea che posso fare qualunque cosa,ora. O perlomeno provarci. Assurdo no?Ma non si nasce liberi e con la sensazione che respirare sia la cosa più normale del mondo?
Sono nel bel mezzo del mio viaggio..ho paura di certe sabbie mobili ma mi dico sempre, che nn ci si bagna due volte nella stessa acqua...
Buon viaggio..:-)
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