Eros e Thanathòs - Capitolo I
E' passato del tempo da quando mi sono seduto l'ultima volta sul muretto per scrivere i miei pensieri su questo quaderno.
Non è un caso.
Non è solo per via degli impegni o per pigrizia fisica, mentale. Non ho scritto perchè ero in viaggio verso un posto nuovo, dove agli Zingari danno sempre un riparo ed un pasto caldo. Dove ti fanno sentire a casa, ben voluto.
Ho passato anni della mia vita in cammino, da dove a dove non so, combattendo Thanathòs che mi aveva portato via Eros, portando a casa dalla battaglia ferite sempre più grandi, sempre più indelebili.
Ma ora la battaglia è finita.
Una volta durante la battaglia una persona cara mi disse:" Stai attento a batterti per riavere il tuo premio, Eros. Un giorno quando il rumore delle lame e dei cannoni sarà cessato, potresti accorgerti che il premio per la vittoria non è quello che ti attendevi, non è quello che in cuor tuo desideravi."
Niente era più vero.
Il premio che attendevo, quando finita la battaglia fossi tornato a casa per il meritato riposo, non era in vero Eros ma un impostore: Ego.
Ego, sotto la potente egida di Thanathos per lungo tempo ha confuso il mio sguardo, i miei sensi, facendomi pensare che un giorno, anche se ferito, stanco e con pochi stracci addosso, avrei incontrato di nuovo colui che cercavo: Eros.
Ma così non era, così non POTEVA essere.
Ego ed Eros appartengono a mondi diversi e mai potrebbero coesistere serenamente.
Smessa la battaglia, mi sono ritirato in una casa nei campi, belli come i campi Elisi, per riflettere, riposare, capire cosa fare.
Ora ho capito.
La guerra è finita, è giunta l'ora di dare l'acqua alle piante, di farle crescere, di curarle e di sedersi stanchi, a fine giornata, a contemplare il tramonto che chiude un'altro giorno...
...e sentire all'improvviso una carezza sui capelli, certi che non possa essere Eros.
Ed accorgersi invece che forse è lui, con un volto e con panni diversi da quelli che ricordavi, che immaginavi.
Forse basta guardarlo negli occhi per capirlo.